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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 19.1891

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Marucchi, Orazio: Alcune osservazioni sugli obelischi di Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.13633#0273

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252 Alcune osservazioni

ALCUNE OSSERVAZIONI SUGLI OBELISCHI DI ROMA

Quei grandiosi monoliti che dall' antica terra dei Faraoni
furono trasportati sulle sponde del Tevere quando Korna signo-
reggiava il mondo, formano anche oggi una gloria ed un orna-
mento nobilissimo della città nostra e rappresentano la vittoria
della civiltà romana sull'immobile Oriente.

Molto si è scritto intorno agli obelischi romani fin dai
tempi di Plinio, e le più strane spiegazioni se ne son date da
quell'epoca fino al Kircher (1). Dopo quest'ultimo ne trattò assai
meglio il Zoega in un'opera di grande erudizione e che ancora
può essere consultata con molto vantaggio, quantunque anteriore
al deciframento dei geroglifici (2). In seguito poi alla immortale
scoperta dello Champollion quelle iscrizioni geroglifiche, fino allora
interpretate a capriccio o passate sotto silenzio, vennero tradotte
in parte dal sommo fondatore della egittologia e più comple-
tamente dall'Ungarelli che insieme al Rosellini onorò degna-
mente l'Italia fin dal primo nascere degli studi egittologici (3).
La traduzione dell'Ungarelli può dirsi meravigliosa per il tempo
in cui venne fatta, ma non corrisponde più intieramente ai pro-
gressi della scienza. Dopo di lui il Birch e qualche altro dotto

(!) Vedi Plin. H. N. XXXVI 14, 15. — Kircher, Oedipus aegyptiacus
e il trattato de obelisco Pamphilio.

(2) De origine et usu obeliscorum, ad Pium sextxim P. M. auctore
Georgio Zoega Dano. Romae 1797.

(3) Vedi Ungarelli, Interpretatio obeliscorum urbis. Romae 1842.
 
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